BASTA CEMENTO! Cementificatori e poi falsi ambientalisti.
      Se per 50 anni nella nostra Brianza si è continuato in  maniera incontrollata a consumare suolo, lasciando alle nuove generazioni,  sensibili all’ambiente, danni irreversibili, abbiamo anche assistito  all’arricchimento di grosse immobiliari, con la convinzione che il  consumo di suolo avrebbe portato ricchezza e  benessere per molti. Contrariamente invece, oggi, le perdite sono ben  superiori. Ci sono i costi per le opere di messa in sicurezza dovuti alla  cementificazione e l’impermeabilizzazione, senza contare le spese future per la  manutenzione: costi infiniti che per nostra responsabilità scaricheremo sulle  nuove generazioni, sensibili e impegnate nelle questioni legate ai fenomeni di  cambiamento climatico. 
  
      Il tema che vorrei approfondire è quello di carattere idrogeologico, la  necessità delle VASCHE di LAMINAZIONE, che allora esistevano allo stato  naturale, le FOPPE, termine che alcuni usano per denigrare questo tipo di  intervento. Ecco allora il motivo per il quale parlo di “falsi ambientalisti”.  Si diventa tali quando ci si oppone a opere utili alla salvaguardia del  territorio poste in ambito urbano - tema discusso nelle nostre amministrazioni  locali. Oggi gli ingegneri idraulici le chiamano CASSE DI ESPANSIONE. Soluzioni  inevitabili e tardive, siamo rammaricati quando sentiamo i pareri di tanti  esperti in merito. Tra questi, cito il prof. Pompeo Casati,  ex docente del dipartimento di Scienze della  Terra  dell’Università di Milano che ha  dedicato studi approfonditi sentendosi inascoltato e che, già dieci anni fa,  decise di non tornare più sull’argomento per mancanza di volontà politica. Le sue  teorie  non erano altro che quelle di un  umile contadino di una volta: mantenere aree verdi che avrebbero dovuto restare  del tutto non edificabili  e dove le  acque possano espandersi e poi normalmente drenare verso le falde di origine. Si  tratta di terreni inondabili solo temporaneamente, ma asciutti gran parte del  tempo, dove si possono tranquillamente continuare a svolgere le attività in  corso. Purtroppo di tutto questo rimane ben poco, le foppe, gli avvallamenti a  monte rimangono solo un pensiero nostalgico del passato.  Ma  oggi  c’è  un prezzo da pagare, dovuto agli  insediamenti che ancora oggi continuano. 
      Ricordo che pochi anni fa BrianzAcque individuò diversi  punti critici, tra questi anche a Montemerlo. Un consigliere chiese la  possibilità di creare, a valle del bosco del Chignolo, un rallentamento del  corso delle acque, con forme di vasche naturali. Ma oggi, a valle, un lembo del  comune di Besana verrà in parte impermeabilizzata.
(foto: a valle del bosco Chignolo)
La situazione è ancora più critica a nord di Tregasio - zona via laghetto - dove sorgeva uno dei tre laghetti/foppe. Col tempo è stata pian piano cementificata e, di conseguenza, durante le forti piogge, i casi di allagamento aumentavano.
(foto: area di via Fismes/ via Laghetto)
E’ stato costruito un collettore lungo 400 m. per raggiungere il torrente. La conclusione? Un’opera costosa, non risolutiva, che trasferisce il problema da monte a valle, mettendo in pericolo i paesi riveraschi. Tuttavia, non va dimenticato che, a volte, l’impegno dei cittadini può far molto per ottenere risultati positivi. Ne abbiamo avuto l’esempio attraverso il nostro Comitato che per ben otto anni, in quell’area, ha condotto una lotta anche legale, affinché si evitasse la cementificazione, dimostrando al Tar i continui allagamenti durante le forti piogge e riconoscendo a quelle aree funzione agricola e di rilevante interesse paesaggistico, oltre che di corridoio ecologico.
(foto: Area acquedotto Tregasio liberata dal cemento e dall'asfalto previsti dal progetto della tangenzialina)
Quindi le vasche di laminazione - le più naturali possibili  - sono opere risolutive per le problematiche idriche della zona. L’Europa  stessa le indica come strategie all’avanguardia, rispettose del territorio.  
      C’è stato invece, durante un consiglio comunale di Sovico,  un acceso dibattito da parte dell’opposizione contro la prevista vasca di  piccole dimensioni, che verrà valorizzata con giochi d’acqua e verde - quindi  fruibile dalla cittadinanza. L’opposizione la ritiene inutile, dannosa per il  comune: “una foppa inutile e invasiva…e poi questa opera ce la terremo per  sempre…sono sicuro che questa opera i sovicesi non la vogliono, sarà perennemente  asciutta e funzionerà una o due volte all’anno, che andrà a deturpare il centro  sportivo. Assai invasiva e provocherà l’abbattimento di alberature. La proposta  in alternativa è la  realizzazione di un  nuovo collettore.” (anche se la giunta, sperando di ottenere un finanziamento regionale, ha recentemente approvato la costruzione di una sala civica su un'area verde invece di recuperare il patrimonio già esistente, ossia una chiesa di alto valore storico, tra l'altro non molto lontana dalla futura vasca).
      Ci si chiede: si diventa falsi paladini dell’ambiente dell’ultima  ora di fronte a scelte irreversibili, o si e’ forse cauti ambientalisti nel  pensare che le problematiche ambientali non debbano ricadere su altri?
(foto: Sovico, via P. Micca, parco previsto per vasca di Laminazione a cielo aperto)
La risposta forse la troviamo se prestiamo attenzione ad un  opera a noi vicino in fase di realizzazione: la vasca di laminazione che verrà  realizzata ad Arcore in via Monte Bianco. Qui, superata l’idea delle vasche-volano,  si realizzeranno oasi naturali e sociali, laghetti, giochi d’acqua, spazi  sociali, orti, aree pic nic, perfettamente calpestabili nelle condizione di  asciutto, percorsi pedonali e ciclabili. Si riuscirà ad armonizzare il contesto  sociale con quello ambientale? La società pubblica ritiene questa “una scelta  non a caso”, e si capisce! Si tratta solo di aver avuto un terreno ancora agricolo,  in più perpendicolare ad insediamenti, dove poco più in alto scorre una roggia. 
      Penso che tutto debba concorrere alla qualità della vita. Durante  la pandemia abbiamo compreso quanto sia generosa la Brianza, sentendoci ingrati  per averla sempre considerata una mucca  da mungere e solo ora, costretti a fermarci, abbiamo scoperto che la nostra  terra è ancora più bella di quella che pensiamo. Nonostante tutto non si è  ribellata per il male che gli abbiamo fatto. Anzi, indebolita, ci ha voluto  ancora  regalare una nuova opportunità. Se  nei fine settimana vediamo un flusso considerevole nei nostri boschi, significa  che ci suggerisce un turismo di prossimità, e allora se questo è il nuovo che  avanza, dobbiamo considerare la Brianza come un vitello da allevare con amore, dedizione e rispetto. 
    Riusciremo a trasformare i nostri errori in opportunità?  Può, in futuro, quest’opera essere utile nella promozione di un turismo di  prossimità?     
(foto: Arcore, lavori in corso per vasca di laminazione)
Triuggio, 24.04.2021 
      Angelo Terruzzi
    
Dalla stampa locale:







