TRIUGGIO E IL SUO SECONDO CENTRO SPORTIVO.
    
    
Il primo è quello naturale, che le città ci invidiano e che  non e possibile acquistare per tutto l’oro del mondo, ma che ci appartiene  gratuitamente, e gratuitamente usufruibile anche per chi vien da fuori, dotato di  parcheggi ben inseriti, alcuni sentieri illuminati: il nostro territorio, dove  si può fare sport all’aria aperta, godendo delle nostre bellezze  naturalistiche, la miglior cura per la salute mentale e fisica. E’ un “centro  sportivo”che vede sempre più persone da fuori per camminate, footing e  ciclisti. Un esempio? Fateci caso, lungo la strada che da Ponte va verso Rancate  alla domenica, di mattina presto, ci sono più camminatori e ciclisti che auto.  Questo però comporta il fatto che, se un paese è prevalente verde, le casse  comunali non sono ricche quanto una città. E se vogliamo nuove opere, se pur di  utilità sociale, dobbiamo comprendere di accollarci i pesanti costi per lunghi  anni, magari sacrificando altre scelte analoghe. Guai invece, se il nostro  millenario “centro sportivo” diventa il bancomat per coprire costi troppo alti  che non vorremmo più sostenere, manovra che per chi governa politicamente  funziona, rende anche per motivi elettorali. Ma questo non significa stare  fermi, perche ho vissuto giocando serenamente nei vecchi cortili:  il “centro sportivo” sotto casa di allora,  ormai da tempo scomparso.  
      
      Il secondo centro sportivo, abbandonato da anni, è quello  che verrà riqualificato a un partenariato pubblico e privato, su un’ area di 16880  metri quadrati. L’intervento riguarda l’ampliamento del centro sportivo stesso,  la realizzazione di un campetto da calcio e di un beach volley, la sostituzione  del manto erboso, l’illuminazione e la realizzazione di una tribuna. La spesa  ammonta a quasi 5 milioni, con una rata a carico del comune di 130.000 euro  annuali per 35 anni. Una spesa a dir poco folle per un comune come il nostro.  
      
Il giorno 19.02 in sala consiliare, il sindaco Pietro  Cicardi, con una assemblea pubblica, ha esposto il piano di recupero. Il  dibattito  ha preso una piega di  carattere tecnico amministrativo, entrando nei tecnicismi di difficile comprensione  per il comune cittadino. Vediamo un po’ se riusciamo a fare una sintesi delle  criticità del piano emerse durante la serata: chi propone sono 4 figure (ATI).  Tre con controllo completo e chiaramente per farne un business, l’altra la  polisportiva (soggetto gestore). Quest’ultima si accollerebbe la parte più  pesante cioè la manutenzione: una grave responsabilità in fatto di costi. Si  parla di 3 contratti diversi. 
Fa riflettere ciò che ha affermato il presidente della polisportiva: “Abbiamo  fatto molti sacrifici, accollandoci spese. Ci auguriamo che tanti cittadini ci  credano, il futuro è questo investimento per i nostri  giovani. Quando eravamo in difficoltà,  nessuno ci ha chiesto se  avevamo  bisogno.”
(FOTO: Marina Riva, presidente della polisportiva) 
    Allora io, ascoltando queste parole, mi chiedo: nessuno ne sentiva il bisogno?  E inoltre i nostri giovani che sarebbero quelli più interessati, dove sono? In  questa assemblea, tolti gli addetti ai lavori, alcuni della polisportiva,  gli amministratori e la stampa, pochi erano i presenti! Non è forse un opera  che tocca tutti? Sia chi ne usufruirà e anche chi non ne farà uso ma che comunque  concorrerà alle pesanti spese?
    
    
      Comprendiamo le ragioni della polisportiva nel vedere in questo  progetto l’unica strada percorribile, specialmente alla luce poi di quello che  e stato affermato. Un esempio lampante è il tentativo fallito della  polisportiva stessa di rifacimento del campo: è chiaro che una associazione non  ha capacita proprie di indebitamento perché non ha beni immobili a garanzia. Mentre  il capocordata di questa operazione (ATI) vincolerebbe tutta l’area come sua  per 35 anni. 
      
    (FOTO: consigliere Perego "E' una spada di Damocle, non condivido è un'operazione pericolosissima")
    
      Se da una parte il vantaggio, appetibile elettoralmente, di questa operazione è  la velocità di esecuzione (circa un anno e mezzo), dall’altra trascina nel  tempo una serie di perplessità: per esempio il fatto che la polisportiva  potrebbe non essere sufficientemente tutelata, gli organi di controllo potrebbero  impedire le iniziative che per loro non sono sostenibili. Si parla di  “istituzione di gara”, bisognerà poi capire se la progettualità di gestione  rimarrà all’associazione e inoltre garantire gli impegni economici futuri. In  quel caso, chi interverrebbe?
      
    
(FOTO: Vittorio Piazza, consigliere di Maggioranza, con dati alla mano, contesta l'incongruenza delle cifre e chiede spiegazioni)
      
      Come già detto, si ha che fare con 3 contratti diversi: per  capire serve un vero esperto. Inoltre, come mai non si è andato ad approfondire  chi siano i nomi dei progettisti e delle società?
    Un’altra strada meno complicata e maggiormente a tutela della polisportiva  sarebbe un finanziamento con mutuo cassa depositi e prestiti che non è altro  che un fondo per le opere comunali che in questo caso farebbe da fideiussore  alla polisportiva (legge 207) quindi a tutela di essa, in modo che non siano  vani i sacrifici fatti. Certo, i tempi sarebbero doppi rispetto all’ATI: la  rata è minima, ma prender tempo può essere utile per ricorrere a finanziamenti  regionali magari a tasso zero che risulta non abbiano richiesto.
Intanto nell'ultimo consiglio comunale, riguardo il piano delle opere triennali, è stato inserito un ulteriore costo di diecimila euro per delle valutazioni per l'efficientamento.
  Angelo Terruzzi
  Comitato Triuggio Onesta Vivibile 
  
  Triuggio, 16.03.2019
