UN’EROINA DA RICORDARE
      Prendo spunto da “Triuggio Informa”, il periodico del comune  dove alcuni membri del Consiglio desiderano dedicare una nuova strada o  circonvallazione ad una donna che non abbia connotazioni politiche.
      Riteniamo che la priorità di chi fa politica sia  preoccuparsi che le future vie siano utili alla collettività; nuove strade  significano nuove opere urbanistiche che, se non seguite attentamente, possono  portare a danni irreversibili di carattere ambientale.
      
    Una soluzione ce l’avremmo: sostituire via Luigi Cadorna. Il  famoso “Generale macellaio” della disfatta di Caporetto fece dei nostri soldati  una carneficina con crudeltà inaudita ed ebbe il coraggio, nella sconfitta, di  incolpare di codardia i nostri coraggiosi militari, vittime anche di processi  sommari. Anche gli austriaci riconoscevano il valore dei nostri, addirittura  gli ufficiali gridavano: “Basta valorosi soldati italiani, non fatevi uccidere  così!”
    
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      Quanti giovani eroi di quegli anni! E allora perché non ricordare un’eroina dei  nostri giorni? 
      Rita Atria era una ragazza di soli diciassette anni, nata e cresciuta in una  famiglia mafiosa. Ha avuto il coraggio di ribellarsi all’omertà, rinunciando agli  affetti più cari per diventare testimone di giustizia e inseguire un ideale di verità.  Per questo, la madre la rinnegò, preferendo una figlia morta piuttosto che  infame. Anche durante le feste natalizie, la sorella preferisce non  incontrarla. E’ così che, nella solitudine, contatta il fidanzatino: un  picciotto del paese, legato ai capi mafiosi. Lui cercherà di convincerla a  ritrattare tutto, in modo da far scarcerare tutti i mafiosi di Partanna e un  onorevole che Rita aveva contribuito, con la sua testimonianza, a mandare in  carcere. Ma il dolore per lei straziante fu la morte di Paolo Borsellino che  considerava come un autentico padre. Di lui disse: “Sei morto per ciò che  credevi, senza di te sono morta. Io sono certa che mi troveranno e mi  uccideranno.”
      
      Da quel tragico momento, venne a mancare il suo punto di riferimento. Nello  sconforto della sua solitudine e nel totale abbandono, si uccise gettandosi dal  balcone della casa dove viveva sotto le normative di massima segretezza. Non  verrà nemmeno fatto il funerale: le porte della Chiesa rimasero chiuse e,  durante la benedizione velocissima al cimitero, il sacerdote disse: “Signore,  perdonala perché ha rovinato padri di tante famiglie”. La madre distrusse la  lapide a martellate. 
      
      Rita Atria è stata la prima giovane testimone di giustizia  donna. 
      La sua storia ci commuove, quasi vorremmo adottarla. Ci tocca profondamente al  centro dei nostri cuori e quale bel gesto sarebbe, per la nostra comunità, dedicarle  una via che è altrettanto al centro del nostro comune. 
      Questa è una proposta che facciamo ai nostri amministratori e che non richiede  preferenze di parte. 
      Che dire poi degli abitanti di via Cadorna? Sarà per loro un onore e inoltre sarebbe  la prima via in Lombardia dedicata a lei.
Nel video: Dal tema si noti che Rita dimostrava di essere una ragazza di una spiccata intelligenza: si coglie che nel suo scrivere semplice esprimeva concetti di alto contenuto i quali non erano altro che quello che andava ripetendo il giudice Falcone riguardanti il clientelismo. Il video e' ricco di immagini simboliche riferite a Rita, tra questi si nota un sasso assomigliante ad una testa di un orso che emerge dal fiume. L'orso simboleggia il legame tra cielo e terra. Essa incarna qualita' positive. Inoltre nella Bibbia e' simbolo di forza, e l'orsa madre e' anche simbolo di tenera difesa materna, cosa che e' mancata completamente a Rita, ecco perche' il video lo riprende piu' di una volta.
Angelo Terruzzi 
  Triuggio, 07.08.2018 
DALLA STAMPA LOCALE:
  14 e 28 agosto 2018


